La Terra si scatena, l’uomo si scatena con guerre e distruzione. Tutto è partito dall’Egitto e dalla Tunisia, poi la Libia. Sarkozy sembra Napoleone, l’Inghilterra e l’America… “il solito”. La Germania tace e non si muove, come anche la Russia. L’Italia è alle strette ed in guerra contro se stessa, e viene lasciata sola. Che succede? Tutti impazziti?

– Prendiamo un argomento alla volta. “La Terra si scatena”…

Il nostro Pianeta, come sa, esiste da all’incirca 4,57 miliardi di anni. Quindi, se non erro, da molto prima dell’apparizione dell’Uomo che, sembra, sia avvenuta all’incirca 200/300 mila anni fa. Come è facile verificarlo, la Terra, 65 milioni di anni fa, e per i motivi che sono i suoi, si è improvvisamente sbarazzata dei Dinosauri che avevano regnato incontrastati sul nostro Pianeta da 160 milioni di anni! Pensa davvero che la medesima Terra, qualora lo “decidesse”, non sia in grado, in un prossimo futuro, di togliere di mezzo anche l’intera Umanità? Purtroppo, le contraddizioni in termini che esistono nel quotidiano rapporto tra l’Uomo e la Natura hanno un preciso fondamento culturale:

Crescete e moltiplicate e riempite la Terra, e rendetevela soggetta, e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla Terra” .

(Bibbia, Genesi 1, 28).

Quel fondamento, anche se sotto forme diverse, è stato direttamente o indirettamente diffuso ed inculcato agli uomini del nostro Pianeta, nel corso degli ultimi 17 secoli. E questo, sia dai dogmi della visione del mondo giudeo-cristiana ed anche musulmana che dall’insieme delle ideologie che, a partire dal XVII/XVIII secolo, laicizzando il suddetto medesimo pensiero, si sono susseguite ed hanno continuato ad imperversare sulle nostre società, fino alla caduta del Muro di Berlino, il 9 Novembre 1989.
Cosa affermava, invece, la cultura greca, in proposito? Democrito (-460/-370), ad esempio, sosteneva che

l’uomo non è realtà separata dal Cosmo, ma momento particolare di esso; e i principi che regolano la vita del Cosmo devono spiegare anche la realtà umana(1).


Con quella sua constatazione, Democrito che cosa voleva dire? Voleva semplicemente sottolineare che il destino dell’Uomo è, e resta quello, di vivere in costante equilibrio ed armonia con l’habitat di cui fa parte ed è parte integrante. Converrà con me che il Pianeta Terra (vecchio, come abbiamo visto, di 4,57 miliardi di anni) abbia avuto il tempo di plasmarsi e strutturarsi un suo particolare equilibrio ed una sua caratteristica armonia. Equilibrio ed armonia che se ne fregano altamente delle nostre visioni ideologiche della vita e della Storia e/o delle pretese umane di volerle modificare o variare.

Ora, secondo me, non ci sono altre alternative: o l’Umanità prende coscienza, una volte per tutte, della realtà nella quale vive, e cerca razionalmente e responsabilmente di adattarsi alle leggi della Natura, o – in caso contrario – è destinata, in un suo prossimo futuro, a farsi totalmente cancellare e spazzare via da quelle medesime leggi.

Prendiamo l’altra sua frazione di domanda:

l’uomo si scatena con guerre e distruzione”.

Eraclito di Efeso (-535/-475) – tanto per restare nel contesto della cultura greca – è spesso ricordato per il suo celebre “panta rei”: “Tutto scorre o tutto cambia”. E l’unica cosa che non cambia è che “tutto cambia”! Ciò che, invece, si dimentica spesso di precisare, è che quel “panta rei”, nel pensiero di Eraclito, altro non era che una conseguenza del “polemos” (la guerra, il conflitto) che, secondo lui, regna su tutto. E vi regna, per la semplice ragione che è il risultato della tensione continua e costante che esiste, in natura, tra esseri umani opposti. Tutto questo preambolo, per dirle che la guerra fa parte del DNA dell’Uomo. Essa, infatti, è sempre esistita e sempre esisterà. Pensi all’Italia che, dopo la Seconda guerra mondiale, ha sentito il bisogno di precisare all’articolo 11 della sua Carta Costituzionale: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. L’Italia ha smesso di fare la Guerra? A me non sembra… Anzi, potrei addirittura puntualizzare che il nostro Paese, dal 1948 ad oggi, ha partecipato a più guerre di quante ne abbia fatte, in precedenza, dal 1861 al 1945: quando, cioè, il suddetto articolo 11 non esisteva ancora! Il tutto, con la sola differenza che, prima di quella dichiarazione costituzionale, le chiamavamo “guerre” tout-court e, attualmente, “guerre per la pace”. Insomma, buffonate da pagliacci da Circo che, per darsi buona coscienza davanti all’opinione pubblica, si riempiono la bocca di un incolore ed insapore flatus vocis!

Veniamo a:

Sarkozy (che) sembra Napoleone”…
Forse, è una questione di ortografia… Meglio “Nabo(t)léon” (nano-leone o leone-nano). Un “ometto”, insomma, che, in dispregio alle precedenti e drastiche decisioni del Generale De Gaulle, ha voluto assolutamente riportare la Francia all’interno del Comando integrato della NATO. Nella speranza, magari, di poter diventare il principale Satrapo degli USA in Europa? Lo Stato francese è in bancarotta fraudolenta da più di tre anni. Non è in grado di pagare le pensioni a chi ha versato i suoi contributi per 40 anni, né di consentire un aumento di 50 euro sugli stipendi dei suoi propri poliziotti e gendarmi, ma il suddetto “Nabo(t)léon” si permette il lusso di inviare (a spese di chi?) soldati francesi in Afghanistan ed in Costa d’Avorio, nonché aerei e navi francesi contro la Libia. E’ chiaro che “gatta ci cova”! E per sapere cosa ha “covato” o stava “covando”, è sufficiente leggere i giornali delle ultime settimane.

La Francia, già, dal mese di Novembre 2010 aveva stretto un accordo politico e militare con i futuri “ribelli” della Libia, riconoscendoli come i soli suoi interlocutori. E contemporaneamente, aveva realizzato un accordo economico e logistico con il Qatar, per la futura commercializzazione del petrolio libico che sarebbe caduto nelle mani dei “ribelli”. Il tutto, naturalmente, con il beneplacido della Total-Fina, della Exxson-Mobil, della Chevron, della Occidental (Oxy), della British Petroleum e della Shell che, guarda caso, avevano inaspettatamente e sbrigativamente rescisso i loro contratti con la Libia di Gheddafi, già dal mese di Ottobre-Novembre 2010.

Prendiamo ora,
tutto è partito dall’Egitto e dalla Tunisia, poi la Libia”…
Per cercare di capire ciò che è avvenuto e sta avvenendo in Nord Africa, preferisco che il lettore dia uno sguardo a questa serie di miei articoli: (2). Se il lettore avrà la curiosità e la pazienza di leggerli, si renderà conto, da sé, che l’insieme delle situazioni che lei ha evocato nella sua domanda, avevano come obiettivo, quello di creare delle situazioni ad hoc, sia impedire che l’Italia continuasse ad avere un rapporto privilegiato con la Libia (che le assicurava una certa autonomia energetica); sia per poter giustificare la presenza militare e logistica delle centinaia di basi USA e NATO in Italia, in Europa e nel Mediterraneo; sia per provocare un’inevitabile moltiplicazione esponenziale dell’emigrazione di massa, in direzione delle sponde Nord del Mediterraneo che impedisse, in un prossimo futuro, la realizzazione di un’Europa politica; sia per seguitare a coltivare l’idea – tra le pavide, svigorite e prostrate popolazioni del nostro Continente – che il gigante Europa, per fronteggiare le suddette emergenze, abbia assolutamente bisogno di farsi proteggere dal nano statunitense. Le altre risposte alle sue iniziali domande sono ugualmente contenute nei suddetti articoli.

Per restare negli sconvolgimenti che stanno agitando e mettendo a soqquadro il Nord Africa, quale è stato, secondo lei, il ruolo del canale televisivo Al Jazeera, in quelle situazioni? E quale, quello della Lega Araba?

Al Jazeera (oppure, al-Jazira, al-Jezira o al Djazira) – il cui nome, in arabo, vuol dire “l’Isola” – è un Canale televisivo satellitare che ha iniziato a trasmettere, in arabo ed in inglese, il 1° Novembre 1996, dalla città di Doha, nel Qatar.

Questo network – voluto, finanziato, organizzato e lanciato dallo stesso Emiro del Qatar, lo Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani – trasmette, dal 1998, 24 ore su 24, attraverso i satelliti Astra ed Hot Bird, ed è direttamente captato da all’incirca 35 Paesi del mondo, con delle audiences che superano, in generale, i 35/40 milioni di telespettatori. Il tutto, ovviamente, senza tenere conto dei suoi 5 Siti web e delle ri-trasmissioni quotidiane dei suoi medesimi programmi che vengono regolarmente effettuate dalle reti televisive private Numéricâble e Canalsat.

Al Jazeera, insomma, dal 1998 al Dicembre 2010 e Gennaio-Febbraio 2011, era considerata – non soltanto dal pubblico, ma anche dalla quasi totalità dei giornalisti – una televisione professionalmente seria, credibile ed affidabile. Potrei addirittura aggiungere che le sue informazioni, per la loro esclusività, sicurezza ed attendibilità, mettevano spesso in difficoltà la maggior parte dei Media europei ed occidentali.

Poi, tutto ad un tratto, il cambiamento! Ho incominciato ad accorgermi che non era più la medesima televisione che avevo conosciuto in precedenza, a partire dalle sue diretta da Piazza al Tahrir, al Cairo, nei mesi di Gennaio-Febbraio 2011, quando ha iniziato a pretendere che in quella piazza c’erano 1 o 2 milioni di manifestanti. Una piazza che, per chi la conosce, può contenere, al massimo, tra 50 e 100 mila persone. Ma diciamo pure – se stipati come le sardine in scatola – 150 o 200 mila dimostranti.

Non certo 1 o 2 milioni di partecipanti! Poi, a partire dal 17 Febbraio 2011, il tocco finale… Le dirette televisive dalla Libia, nelle quali si parlava di più di “10.000 morti” nei primi giorni dell’insurrezione, di “fosse comuni”, di “bombardamenti aerei sui civili inermi” voluti da Gheddafi, etc. Tutte informazioni che, grazie al possesso di satelliti geostazionari sul Mediterraneo da parte di Mosca, erano immediatamente smentite dall’agenzia giornalistica russa Ria Novosti, ma venivano completamente ignorate dai Media meanstream dell’Occidente. In altre parole, Al Jazeera si è prestata allo sporco gioco di interessi che nulla hanno a che fare o che vedere con l’informazione. E la prova del nove di quel suo ruolo abnorme e contro ogni deontologia professionale, la troviamo nelle successive notizie che hanno incominciato a circolare sui Media nazionali ed esteri, su tutta questa faccenda. Ne cito solo due: la prima, il “Qatar è diventato il primo Stato arabo a riconoscere la coalizione ribelle come unico rappresentante del popolo libico”; la seconda, “il Qatar si impegna a commercializzare il petrolio che mano a mano cadrà nelle mani dei ribelli libici”.

Al lettore di giudicare il ruolo di Al Jazeera!

Secondo Lei stanno cambiando strategie e alleanze in Europa? Cosa ha in mente la Francia, ovviamente rispondendo per ipotesi?

– Credo di averle già risposto, ma lo ripeto, repetita iuvant: la Francia, ormai completamente affogata nel debito pubblico ed in situazione di impellente e flagrante bancarotta, cerca disperatamente di tirarsi d’impaccio, offrendo i suoi servigi agli USA, nella speranza, sia di diventare il capofila dei suoi Satrapi in Europa che di potere raccogliere, da sotto il tavolo del futuro ricco Epulone” di Washington , qualche briciola del ’ immensa rapina energetica che si sta consumando ai danni della Libia.

Lei è un grande esperto di politica estera. E’ stato testimone privilegiato di molti mutamenti epocali ed ha “coperto”, come inviato speciale in zone di guerre, innumerevoli sconvolgimenti politici e militari. Certo, non è un mago, né detiene la sfera di cristallo… Ma dovendo fare delle previsioni, come vede il destino dell’Italia, in questo momento storico? E che cosa consiglierebbe di fare ai nostri politici?

– E’ presto detto… Se noi Italiani non facciamo nulla per reagire, nell’arco di 10 o 15 o 20 anni a partire da oggi, non solo scompariremo – come Popolo, Nazione e Stato – dalle pagine della Storia ma, perfino da quelle dei fumetti! Per gli eventuali provvedimenti da prendere, il discorso, naturalmente, si fa un po’ più complesso. Come ho già tentato di suggerire nel contesto di uno dei miei articoli succitati, il Governo italiano, per cercare di proteggere il nostro Paese e di fare gli interessi del nostro Popolo-Nazione, dovrebbe incominciare con lo stringere un patto politico, economico e militare con la Russia. Subito dopo, dovrebbe decretare unilateralmente la sua autosospensione (anche se momentanea dall’Unione Europa e dall’ONU (Organismo che, tra l’altro, sulla base della sua Carta costitutiva – firmata a San Francisco il 26 Giugno 1945, entrata in vigore, una prima volta, il 24 Ottobre 1945 e, dopo vari emendamenti, approvata definitivamente, il 12 Giugno 1968 – ci considera tuttora – assieme alla Germania e al Giappone, ed agli altri Stati, fino al 1945, membri delle Nazioni dell’Asse – uno “Stato nemico”, “momentaneamente ammesso” in quel consesso, come è facilmente ricavabile o desumibile dall’articolo 53, paragrafo 1 e 2, e dall’articolo 107 della medesima Carta).
Allo stesso tempo, rompere le relazioni diplomatiche con Washington e dare l’immediato ed irrevocabile “benservito” (48 ore di tempo, per fare i “bagagli” e sloggiare!) alle sue più di 100 basi ed installazioni logistiche e militari che sono acquartierate sul nostro territorio. In seguito o contemporaneamente, proporre un partenariato politico, economico e militare ai diversi Stati dell’area mediterranea, Paesi arabi litoranei compresi. Ed, in fine, incitare caldamente l’insieme delle popolazioni rivierasche del comune mare Mediterraneo a rifiutare categoricamente la presenza, l’ancoraggio ed il libero scorrazzamento delle flotte militari degli Stati che non sono geograficamente confinanti con questo bacino marittimo.

L’Italia è un paese con un grande passato. L’insieme di valori e principi che ci legano ai nostri avi, sta scomparendo. La presenza di una vera e propria orda di Tunisini e di immigrati vari che stanno assediando le nostre coste e, a breve, l’Italia intera, se non si correrà ai ripari, potrà mettere la parola fine alla nostra Tradizione? Diventeremo in sintesi tutti islamici?

– Le rispondo con un’altra domanda… Secondo lei, è possibile travasare, assorbire, integrare ed assimilare l’incalcolabile e sconfinato oceano di povertà, di indigenza e di disperazione che esiste in Africa e nel mondo – e che è stato notevolmente incrementato, negli ultimi 30 anni, dal mondialismo/globalismo – all’interno di un “ bicchiere” chiamato Italia? Oppure, dentro la capacità di contenimento di una “bottiglia” o un “ bottiglione” chiamato Europa? Attualmente, non si tratta di semplici immigrati. Finiamola, pertanto, una buona volta, di tentare di comparare il fenomeno dell’emigrazione italiana (milioni di italiani) di altri tempi, con quanto stiamo assistendo in Italia da diversi anni. Non c’è dubbio che gli Italiani siano stati dei migranti, ma quando si recavano negli USA, in Brasile, in Argentina, in Australia o in Canada, quei Paesi – che ne richiedevano espressamente il loro trasferimento e la loro integrazione – erano ancora ampiamente disabitati. Mentre quando si recavano in Svizzera, in Francia, in Germania, in Belgio, in Olanda, in Lussemburgo, etc., lo potevano fare poiché quegli Stati richiedevano intenzionalmente ed esplicitamente la loro manodopera. Non mi sembra, quindi, che questi casi di figura possano essere paragonati all’inarrestabile invasione di popolazioni africane alla quale, invece, stiamo assistendo ed assisteremo nei prossimi mesi ed anni.

Non dimentichiamo, infatti, che l’attuale invasione allogena, che già ci sembra enorme, altro non è – e mi permetta di sottolinearlo – che una minima e sparuta avanguardia, rispetto ai milioni e milioni di migranti che, dall’Africa e dal resto del mondo, attendono di trasferirsi presso i nostri territori.

Che vogliamo fare? Accettiamo passivamente e remissivamente di farci totalmente sommergere e spazzare via dalla Storia, per tentare di risolvere un problema che non siamo fisicamente in condizione di risolvere, contribuendo, magari, a dare direttamente o indirettamente soddisfazione alla Sig.ra Turco (che cerca voti, ma a casa non si porta nemmeno un immigrato!) ed alla Caritas (che, da tempo, ci fa i soldoni!)? Oppure, contro tutti e contro il mondo, e contro l’Europa delle banche e dei funzionari che se ne frega dei nostri problemi, incominciamo a difenderci con tutti i mezzi (come già fanno gli USA con la loro frontiera con il Messico…), per tentare di bloccare l’invasione e cercare di sopravvivere come Popolo, Nazione e Stato?

In tutti i casi, qualunque soluzione si voglia adottare, dalla più drastica alla più buonista/pietista, passa inevitabilmente per una seria presa di coscienza. Quella che la Storia, da sempre, ci ha indicato: o Noi, o Loro… Lo so che è crudele, ma è così. E questo, nonostante che chi mi conosce sa perfettamente che io – nel lungo e travagliato arco della mia vita – ho sempre cercato di aiutare tutti (in particolare i Popoli del Terzo mondo) e di essere estremamente umano nei miei comportamenti privati, professionali e politici, con chiunque.

La Storia, però, Cara Signora Poli, è purtroppo inesorabile: Si vis pacem, para bellum; Mors tua, vita mea. Se non si tiene conto di quelle sue “leggi”, si è destinati a scomparire dal mondo. Dove sono, oggi, tanto per fare un esempio, i Sumeri? Gli Egizi? Gli Ittiti? Gli Assiro-Babilonesi? Gli Amorriti? Gli Elamiti? I Moabiti,? Gli Edomiti? I Mitanni? I Medi? I Garamanti? I Micenei? Gli Achei? I Dori? I Numidi? I Fenici? Gli Etruschi? I Celti e/o i Galli? I Romani? I Bizantini? Etc. etc. Senza parlare degli Olmechi, dei Maya, degli Aztechi, dei Toltechi, dei Chibcha, degli Inca, etc. Oppure, le 85 Nazioni Pellerossa che vivevano sui territori degli attuali Stati Uniti. Dove sono finiti, tutti quei Popoli-Nazione? Semplice: nei cassonetti della Storia!

Il perché, lo indovini il lettore… Io, anche se non mi fa affatto piacere di doverlo affermare, credo di averlo capito: O Noi, o gli “altri”. Tertium non datur

NOTE

(1) Giuseppe Tortora, Noys e Kairos nell’etica democritea, parte del libro collettivo Democrito: dall’atomo alla città, a cura di Giovanni Casertano, Loffredo editore, Napoli, 1983, pag. 103. –

Giuliana Poli
apparsa
su “la Responsabilità – insieme al popolo
di Domenico Scilipoti,
N. Zero – Aprile 2011. Inserto.

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