Illegittima conquista

In molti testi di storia che vengono studiati nelle scuole italiane, apprendiamo che il Regno sabaudo si era fatto promotore di molte riforme in campo scolastico e giuridico e che, in generale, il Nord era industriale e operoso, mentre il Regno delle due Sicilie, era uno stato contadino, ignorante, molto povero e retrogrado. Bugia enorme, in quanto – come oggi ci è dato di sapere – era piuttosto un Regno prospero, industrializzato e socialmente avanzato. Che volete, come è risaputo, la storia la scrivono i vincitori…

 Ed è ovvio che – come i Micenei guardavano la prosperosa Creta; come Roma, la Grecia; come i Barbari, i Romani… – anche il Regno sabaudo dipingesse con fosche tinte il Regno delle due Sicilie! Il tutto, dimenticando che, per millenni, il Sud dell’Italia, era stato sinonimo di cultura, di civiltà e culla di “saperi”. Un luogo di prosperità che tendeva a generare concupiscenza nel Nord della stessa penisola. Tanto per fare un esempio, il Regno di Napoli, aveva un esercito, una flotta, strade carreggiabili, stazioni ferroviarie, industrie, oltre il clima meraviglioso, gli storici templi e la dinamica ricchezza delle sue Università. Soltanto in Sicilia, aveva 412 miniere di zolfo, molto prezioso in quel tempo, e senza il quale, né l’industria, né la flotta militare di sua maestà britannica avrebbero potuto dominare il mondo per un secolo. Il Banco di Napoli, era molto ricco, a differenza dello Stato sabaudo che, invece, era pieno di debiti e in difficoltà. Fortunatamente, negli ultimi anni, una visione diversa della “storia ufficiale”, sta prendendo forza. La spedizione dei Mille, fu una messinscena organizzata dalla massoneria anglo-piemontese, per sottomettere il Sud, ad un nuovo ordine prestabilito. Dallo storico, Aldo Mola, in un documento della massoneria, apprendo che la Loggia scozzese, alla presenza del Gran Maestro di Francia, Pierre Lambicchi,  aveva disposto un finanziamento di 3 milioni di franchi, con lo scopo, di non fermarsi alla conquista del Regno di Napoli, ma di arrivare finanche a Roma, per eliminare lo Stato Pontificio. Fatti storici reali, con l’unica differenza rispetto al piano iniziale, che non permisero a Garibaldi di arrivare a Roma, perché altrimenti l’Italia sarebbe diventata una repubblica e non una monarchia sabauda. Lo scopo principale di quella colonizzazione, insomma, fu quello di appropriarsi di tutte le ricchezze meridionali, per pagare i debiti dei Savoia ed arrogarsi definitivamente – per conto terzi… – le miniere di zolfo in Sicilia, (che gli Inglesi già estraevano), mettendo fuori combattimento i Borboni che stavano cercando di regolamentarle a vantaggio del loro popolo. Oggi come allora, quando si tentano distacchi dai centri di potere forti e dalle varie sanguisughe straniere, il prezzo da pagare è alto. Altro motivo, fu la necessità, di distruggere l’economia mercantile del Regno borbonico, terza potenza marittima al mondo, per permettere agli Inglesi ed ai Francesi, di controllare il Mediterraneo, in vista dell’apertura del canale di Suez. Questo ruolo dell’Inghilterra, lo ritroveremo 80 anni dopo, agli inizi della Seconda guerra mondiale, quando a Gibilterra, le navi britanniche, avevano l’abitudine – nonostante la nostra Non belligeranza di quel momento – di bloccare le navi italiane, cariche dei prodotti che importavamo dal Sud America, requisendone, come minimo, la metà. Appurato il piano europeo e piemontese di scardinare il Regno borbonico, decade anche la favola di Garibaldi che con soli mille uomini, sarebbero riusciti a conquistare i territori della terza potenza dell’epoca. Leggendo vari libri sul Risorgimento Italiano (1), la documentazione ufficiale, non racconta, ad esempio, che dietro Garibaldi, personaggio discusso, avanzava un corpo di ventiduemila militari, costituito da mercenari ungheresi, soldati e carabinieri piemontesi. Spesso, si sorvola anche sul fatto che Garibaldi poté sbarcare in Sicilia, praticamente senza combattere, poiché c’era l’intera flotta inglese che lo stava proteggendo. E che poteva vantare il sostegno della Mafia che era apertamente schierata dalla sua parte. Non bisogna dimenticare, inoltre, che Francesco II venne tradito dai propri generali – legati mani e piedi alle diverse Logge massoniche – e che gli aiuti promessi dalla Russia, dalla Prussia e dall’Austria non giunsero mai. A dire di molti storici, Francesco II fu un uomo buono e vicino al suo popolo che fece progredire la società del suo tempo, in quasi tutti i settori. Pur commettendo il grave errore di non dotarsi di un servizio segreto efficiente. Altro errore, fu la sua mancanza di tempestività, nelle operazioni militari. Anche se il popolo delle campagne stette dalla sua, con rinnovato slancio. La ribellione dei contadini fu cruenta. E, per poterla sedare, Vittorio Emanuele dovette inviare numerose ed agguerrite truppe che perpetrarono infiniti massacri, tra i pastori ed i contadini dell’entroterra, senza contare i paesi interi bruciati e rasi al suolo e le indicibili violenze sulle donne ed i bambini. Se poi a morire furono soprattutto questi ultimi, non importò niente a nessuno. Rientrava perfettamente nei piani di “pulizia etnica” del territorio conquistato. Ed è in questo contesto che si colloca il fenomeno del cosiddetto brigantaggio. Gli usi civici che davano la possibilità ai pastori o ai contadini di usufruire delle terre per le coltivazioni o la pastorizia, vennero aboliti dai Savoia che, per giunta, imposero – su quelle terre – tasse e servitù di passaggio. Quegli insensati provvedimenti furono all’origine di una crisi economica molto grave per tutto il ceto pastorale, fino a suscitare una drammatica carestia. Per quella ragione, uomini, ma anche donne, reagirono con una resistenza armata. I briganti, dunque, non furono assassini o delinquenti, ma solo gente che, di fronte a quelle ingiustizie, non volle piegare la testa. E con estremo coraggio continuò a difendere la propria terra e le proprie tradizioni. Una volta catturati, vennero drasticamente e duramente puniti, per scoraggiare qualsiasi altra opposizione e rivolta. Fu ordinata una massiccia deportazione di meridionali nei lager del Nord. Quelli che non rimasero uccisi, scelsero di tacere e di subire; oppure, con la morte nel cuore, di emigrare, abbandonando la terra di origine e la propria famiglia.

Riflessioni

Il Regno delle due Sicilie fu colonizzato per la debolezza politica del suo Stato. Esso, infatti, aveva puntato su uno sviluppo economico e industriale, senza creare consenso, una coscienza collettiva ed una vera e propria identità nazionale. Pertanto, ben venga un revisionismo storiografico del Risorgimento, poiché le falsità – prima o poi – vengono sempre al pettine.Qualcosa, cioè, che – tra l’altro – possa mettere in risalto il flagrante e contraddittorio tradimento della borghesia emergente, intellettuale e professionale nei confronti di quel Regno. Quando la borghesia, opportunista e trasformista, tradisce il proprio re, la propria terra e i suoi conterranei, per arricchirsi oltre misura, è sempre il popolo che ne paga le conseguenze. A nulla, infatti, servirono le varie milizie di briganti, per liberare il Sud dell’Italia, finanziate dai Borboni in esilio – varie ne sovvenzionò anche Maria Sofia – ma tutte fallirono a causa del non appoggio della borghesia. Chi è quindi che ha tratto beneficio nel Sud, in questi ultimi 150 anni? A mio giudizio, la borghesia latifondista e, poi, le associazioni mafiose, poiché alleandosi con l’invasore, furono libere di prendere forza e di organizzarsi a danno del loro stesso popolo. Ieri come oggi, nel Mezzogiorno, è evidente la frattura profonda che esiste fra la borghesia –  opulenta, ricca e strafottente, sempre pronta a vendere il proprio voto al miglior offerente – e l’uomo della strada, povero e senza lavoro, che ha tanto sofferto e continua a soffrire, pur continuando a rappresentare la parte più vera ed autentica del Meridione. Non parliamo del tanto sbandierato federalismo (che sembra un’invenzione del Nord!) e delle sue eventuali opportunità. Anche in questo campo, Ferdinando II di Borbone ne era stato un illuminato precursore. Corsi e ricorsi storici… L’Italia è tuttora un desiderio inespresso. Ma, per cortesia, basta con le violenze e le sopraffazioni. Basta con le colonizzazioni. Dopo 150 anni, siccome non si può storicamente tornare indietro, cerchiamo, per la prima volta, di diventare ciò che avremmo dovuto essere sin dal primo giorno: degli Italiani degni di questo nome!

 (1) Consiglio di leggere: Dora Liguori, Quell’”amara” Unità d’Italia, Sibylla Editrice, Roma, Novembre 2010; Carmine De Marco, Centocinquanta anni di bugie, Edizione Munari, stampato in Italia, Novembre 2010.