La nostra epoca è connotata da una società materialista, un’età oscura in cui non sono le streghe oppure gli gnomi a tormentare una “visibilità” eterica, oggi è più il vicino di casa che spia perversioni o ti “spara” da una veneziana.
In questa società, dove non si fugge più per amore ma si scappa dall’amore, quasi a non saper più vivere nella distesa di un prato, molte volte manca persino la comunicazione. Non si guarda più negli occhi, né si comprende la complicità di una corsa a piedi nudi sulla sabbia o sul colle dell’infinito. Ecco perché si è smarrita per molti “la passione” di un’emozione. Ma io, sono legata alla Madre divina. Il suo richiamo crea un’ombra che riscalda, come accade la sera davanti ad un fuoco che inonda col calore le pareti, ed è per me una necessità nel benessere. Camminare e scoprire che anche un sasso ha un’indagine rapportata ad un dio. Quel sasso bisognerebbe guardarlo con occhi di bambina che si lascia tagliare i capelli nel misticismo, dove la natura delle fate ti riconduce ad un universo d’infanzia perenne che ti catapulta nell’olimpo del puro. Sensazioni che fanno ammirare il contorno del reale come un “androide” che osserva dall’alto questo nostro mondo fatto di mille religioni e modi di pensare, mille culture, mille dio. Solo in quegli attimi, possiamo cogliere in un barlume di consapevolezza, che ogni dio è la somma dei nostri errori, che ogni errore è una forma di visione dell’oltre. Tutte le risposte che noi tentiamo di dare a tutti “questi dio” che esistono sulla terra, sono soltanto equivoci, poiché ci vengono poste domande sbagliate fin dall’inizio. Il problema di questo mondo è l’artificialità, una realtà illusoria e simulata. La schiavitù del desiderio chiude le porte, impedisce allo sguardo di andare oltre l’oggetto di quel desiderio…
di Giuliana Poli
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