La svolta (im)possibile?

Davanti ad un numeroso pubblico si è svolta sabato 6 Ottobre presso la Sala del Broletto di Pavia, la conferenza-dibattito dal titolo Crisi economica: la svolta (im)possibile, voluta e organizzata dall’A.P.U.R.P., Associazione di promozione umana e rinascita politica il cui presidente è il prof. Aris Zonta e il Segretario Mauro Zonta, prof. di filosofia alla Sapienza.

Relatori: Vincenzo Caprioli, noto psicologo e saggista, creatore di un nuovo approccio alla psicologia sociale, l’iperlogica e Mario Consoli, direttore del trimestrale di Milano l’Uomo Libero e tra i maggiori esperti in fatto di monetarismo e signoraggio bancario. Moderatrice Giuliana Poli, scrittrice  e giornalista che ha avvalorato l’importanza di serate dedicate a far comprendere perché e che cosa sta succedendo in Italia e nel mondo, ribadendo più volte la necessità di avere in questo momento storico consapevolezza, poiché: “ Solo chi conosce può prevenire e reagire con prontezza attraverso la propria psiche senza avere paura del futuro… Bisogna ricreare un nuovo umanesimo che pone al centro della società l’uomo come soggetto e non più come complemento oggetto e  riporre al centro l’importanza della produzione, l’agricoltura, il mare, l’ambiente, l’acqua, tematiche da troppi anni costipate ai margini, con uno spostamento d’interesse quasi totalizzante verso il  mercato finanziario, bancario e monetario” (…) Nella sua relazione Vincenzo Caprioli ha denunciato la dissennata cementificazione del suolo e l’estrazione selvaggia di materie prime dal sottosuolo che generano  uno squilibrio ambientale molto pericoloso che potrebbe causare un non ritorno: “Pensate allo spreco di risorse del nostro territorio.

Per far “campare una decina di anni ancora”, le decisioni economiche degli ultimi anni hanno fatto scomparire per sempre una regione di territorio italiano con una cementificazione selvaggia. Oggi l’economia non tiene conto della realtà del mondo ed ha una mentalità sconsiderata che si comporta come se le risorse del pianeta fossero illimitate… Sappiamo che non è stato sempre così, prima che s’inventasse il concetto dello sviluppo perpetuo, l’economia si può dire che fosse effettivamente una scienza legata ad un fenomeno più naturale, oggi ci vogliono ridurre in miseria sia dal punto di vista di sostanze materiali ma soprattutto nel senso della distruzione e depauperazione del territorio e di tutte le sue risorse… Quindi è in atto il grosso business delle grandi manovre di speculazione finanziarie, di arrivare a comprare con pochi spiccioli tutto quello che man mano noi non saremo più in grado di mantenere (…)  Caprioli, entrato poi nel vivo del problema economico quale il liberismo, ha affermato che non è affatto una rivoluzione liberale come ci vogliono far credere, ma dicendo liberale si parla di liberista, poiché liberalesimo è un’altra cosa. Il liberalesimo osteggia il macro-capitale proprio perché è monopolio… “Se noi potessimo ottenere che le materie prime italiane invece che regalarle agli stati esteri, beneficiassero di misure protezionistiche, soldi e occupazione rimarrebbero stabilmente in Italia. Il liberismo che è stato già squalificato da economisti degni di questo nome, accelera il saccheggio delle risorse ed è un fatto improprio che favoriscono le multinazionali distruggendo le piccole e medie imprese italiane la vera nostra grande ricchezza…

Se il liberismo produce questi danni è anche vero che proprio il liberismo viene sempre richiesto dalle banche centrali a tutti gli stati in difficoltà, questo succede in Italia, in Grecia, in Inghilterra, in Spagna… Quindi la soluzione pretesa e presunta che dovrebbe risollevare le nostre condizioni finanziarie disastrose è sempre quella di liberalizzare, sembra che non c’è altra possibilità. Ciò però che quel che accade all’Europa, è già accaduto in America latina, dove con il liberismo sono stati fatti dei danni enormi. L’Argentina ne è un esempio ha subito un tracollo finanziario causato da una dirigenza liberista che si definiva peronista ma che con il peronismo non aveva nulla a che fare. Questo tipo di liberismo assomiglia molto  a quello che stanno applicando in Europa. Siamo quindi a ripetere errori già vissuti nel mondo, con la stessa prospettiva negativa, senza la consapevolezza del precipizio in cui stiamo cadendo, senza una politica europea che agisce nel suo interesse, ogni giorno si perdono mille posti di lavoro in Italia ma credo che nella realtà pavese sia molto di più e i capi di governo stanno a guardare un film visto e rivisto completamente illogico e contro l’uomo, senza intervenire (…). Dopo l’applaudito intervento di Caprioli,  Mario Consoli alla domanda della Poli sul perché durante la Repubblica Italiana il bilancio dello Stato non è mai stato in attivo a differenza per esempio dell’ultimo bilancio post guerra dove l’Italia ha chiuso nonostante la sconfitta con un attivo di 20,9 miliardi e su che cosa ha scatenato questo debito abissale, Mario Consoli ha centrato la sua risposta spiegando la proprietà della moneta e delle motivazioni del nostro debito, spiegando che lo spread o comunque la pur seppure detestabile evasione fiscale o gli sprechi dei nostri governi, non sono la vera causa del debito pubblico e sulle vere motivazioni c’è una grande disinformazione dei cittadini, molti dei quali non sanno neanche chi emette moneta, se lo Stato o una banca privata, senza pensare che le banche sono le vere responsabili della crisi. Il nostro debito ha chiarito Mario Consoli, iniziò dalle Am-lire  ovvero Allied Military Currency,  la valuta che l’ Amgot mise  in circolazione in Italia dopo lo sbarco in Sicilia avvenuto nella notte tra il 9 e 10 luglio del 1943.

Una moneta che circolò per circa cinque anni: “Con l’Am-lire gli americani  comprarono “un mare” d’immobili in Italia come per esempio l’ambasciata a Roma. Ad un certo punto verso gli anni ’50, c’era ancora questa quantità ingente di denaro che addirittura era arrotolata in grandi rotoli che doveva essere ritirata dal mercato. Gli Americani imposero al governo italiano di coprire le Am-lire sostituendole con lire italiane e mettendo l’importo a debito pubblico. Quindi il debito pubblico italiano nasce con la prima voce negativa dalla copertura delle Am-lire (…) poi il discorso s’è molto ampliato… Fino ad arrivare ad un debito pubblico che ha superato il 120%.(…) Debito che ha come causa scatenante il perno della finanza ovvero l’emissione della moneta. Finanza che non persegue gli interessi dei cittadini ma che  tutela  gruppi bancari privati, creando un’anomalia… d’altra parte le banche sorgono per far utili non assistenza sociale! La speculazione finanziaria è una malattia del sistema economico, un cancro o per dirla con Tremonti “una sequela di mostri che con le proprie furbizie truffaldine fanno affari d’oro sconquassando le economie reali delle nazioni”. E tutto questo è ciò che sta avvenendo in Italia. La politica ha abdicato palesemente al potere delle banche e ha dimostrato di non rappresentare più idee, valori, programmi e di proporre una classe dirigente presentabile e credibile (…) La moneta non è più salvata dallo Stato né controllata dai governi. E questo punto di non ritorno, il signoraggio bancario,  iniziò nel 1694 quando Gugliemo III autorizzò per ricevere un prestito un gruppo di banchieri privati a stampare sterline e sulla moneta emessa cominciò a pagare interessi ; da quel momento il re perse la signoria autorizzando la delega  ad emettere banconote pari  al prestito concordato con una nota spese autorizzata. Da qui nasce il potere diventato  lo strapotere delle banche (…) L’Italia non ha più una banca, quindi non emette denaro e quindi non ha più potere su niente… Mentre nel passato la Banca era costretta a comperare i titoli di Stato in Italia,  nel 1981con governatore della Banca d’Italia Ciampi,  fu sancito il diritto che la Banca d’Italia poteva non sottoscrivere i titoli di Stato, nel 1992 con governatore Guido Carli si abolì il controllo del Governo sul tasso di sconto  che rimase appannaggio esclusivo della Banca d’Italia. Il definitivo divorzio tra Stato    e Istituto di emissioni   fu sancito dalle privatizzazioni gestite da Romano Prodi e Mario Draghi. La stragrande maggioranza delle azioni di Banca Italia fino a quel momento in mano ad enti statali o di banche o assicurazioni dello Stato, grazie alle privatizzazioni passarono a soggetti privati. Infatti ora  la maggioranza delle azioni è in mano a Intesa San Paolo e Unicredit che sono private.

Gli unici enti di stato rimasti in Banca d’Italia sono l’Inps con uno striminzito 5% di azioni e l’Inail con un simbolico 0,6% di azioni. Oggi la BCE per Statuto non può ricevere sollecitazioni o istruzioni né dagli organi comunitari né dai governi degli Stati membri. La BCE è una Banca di proprietà privata indipendente che mira ai suoi guadagni non agli interessi degli Stati e le sue riunioni sono tenute nell’assoluta e impenetrabile segretezza, anche la quantità di euro stampati, ma può dare a sua volta sollecitazioni e ordini agli Stati di pagare, di fare tagli, di avere rigore come sta facendo (…)  A vigilare sull’operato di tutte le Banche centrali e quindi a condizionare tutte l’economie del mondo c’è La Banca di Basilea la cui maggiore azionista è la Federar Reserve , la Banca centrale Americana. Moneta e credito quindi sono finite nelle mani di gruppi finanziari privati, moneta che non è coperta da riserve auree, il denaro nel mondo quindi senza punto di riferimento in valore aureo, si è moltiplicato a dismisura ed è diventato oggetto di speculazioni finanziarie (…). Alla relazione di Caprioli e Consoli è seguito un interessante dibattito con proposte dal pubblico. Commovente l’applauso in onore dello scomparso Savino Frigiola.